Moda e Sostenibilità, una combinazione possibile?
Contrastare gli effetti dannosi prodotti dal settore della moda sull’ambiente risulta possibile solo attraverso l’azione coordinata di molteplici attori, per questo motivo sorgono numerose iniziative volte a mitigare gli effetti della produzione tessile sull’ecosistema.
In tale contesto assume rilevanza la nascita del The Fashion Pact, iniziativa che coinvolge le più grandi aziende del settore. Il numero degli aderenti all’iniziativa è in continuo aumento, attualmente conta più di 60 membri tra cui Adidas, Burberry, Chanel, Gap, Giorgio Armani, H&M Group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, Moncler, Nike, Prada, Ralph Lauren, Puma, Pvh (Calvin Klein, Tommy Hilfiger), Salvatore Ferragamo, Stella McCartney, Tapestry. L’80% delle aziende partecipanti non si era mai impegnata nella tutela della biodiversità prima di aderire al Fashion Pact e per il 50% l’adesione al patto ha incoraggiato nelle rispettive organizzazioni lo sviluppo di azioni o impegni per fermare la deforestazione.
Le macroaree di intervento sono:
- La lotta al cambiamento climatico attraverso lo sviluppo di obiettivi scientifici per raggiungere l’utilizzo del 100% di energia rinnovabile entro il 2030, garantire che il 25% delle materie prime chiave abbia un impatto inferiore entro il 2025 e che i membri fissino obiettivi inerenti alle emissioni classificate come Scope 1, Scope 2 e Scope 3;
- Il ripristino della biodiversità che propone di sviluppare progetti individuali sulla biodiversità, attraverso ricerca e sviluppo costanti e sostenere il progetto “zero deforestazione”;
- La protezione degli oceani eliminando la plastica non necessaria negli imballaggi B2C entro il 2025 e B2B entro il 2030 e garantire che almeno la metà di tutti gli imballaggi in plastica siano composti da contenuto riciclato al 100%, entro il 2025 per il B2C ed entro il 2030 per il B2B.
La collaborazione con Textile Exchange favorisce un approccio integrato volto alla realizzazione degli obiettivi e un futuro a zero impatto. Questo consente lo sviluppo di un modello di produzione globale volto alla diminuzione delle emissioni di gas serra del 45% entro il 2030 attraverso il continuo monitoraggio dei progressi delle aziende. Il processo di azione messo in atto dal Patto è costituito da molteplici passaggi: l’industry mapping per identificare le mancanze dell’industria, l’intervento dei CEO nella scelta delle mancanze su cui intervenire, l’azione collettiva per fornire guida e strumenti ai membri al fine di acquisire le competenze necessarie e l’azione congiunta per sperimentare soluzioni inerenti alle aree di interesse.
Agire per contribuire alla realizzazione di un futuro a impatto zero per l’industria della moda è possibile agendo in diversi ambiti di azione:
- Un basso impatto produttivo è il primo degli impegni da seguire perché il settore richiede un vasto numero di processi, molti dei quali hanno un impatto negativo sul nostro pianeta. La produzione tessile richiede un elevato consumo di energia, l’uso delle acque, l’inquinamento chimico, il rilascio di microfibre.
- L’utilizzo di materiali a basso impatto perché gli impatti maggiori in termini di emissioni derivano dalla produzione, preparazione e lavorazione dei materiali; infatti, l’obiettivo proposto dal Patto consiste nella riduzione delle emissioni adottando l’utilizzo di materiali con un impatto ridotto.
- Effettuare azioni positive per la natura attraverso progetti mirati al supporto delle aziende nell’utilizzo di materiali come pelle e cashmere convertendo i loro metodi di produzione.
- L’utilizzo di energia da fonti rinnovabili mediante progetti come il Collective Virtual Power Purchase Agreement (CVPPA), progetto che favorisce l’utilizzo di elettricità rinnovabile investendo in infrastrutture per l’energia pulita.
Raggiungere risultati ambiziosi come quelli proposti dal Fashion Pact è possibile solo mediante un lavoro collettivo di intervento su più fronti che sia in grado di innescare un cambiamento su larga scala e trasformare l’intero settore della moda.
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