Approvato il Decreto di recepimento della CSRD

Approvato il Decreto di recepimento della CSRD

Il nuovo decreto amplia gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità, coinvolgendo anche le PMI e introducendo il principio di doppia materialità.

Approvato il Decreto di recepimento della CSRD 1

Il Consiglio dei Ministri lo scorso 30 agosto ha approvato il decreto legislativo che recepisce la Direttiva UE 2022/2464 (CSRD), allineando l’Italia alle nuove normative europee sulla rendicontazione di sostenibilità.

Con l’approvazione si amplierà ufficialmente la popolazione d’imprese italiane a dover rendicontare la sostenibilità passando da 300/400 a circa 5000 soggetti nei prossimi anni. Questo numero rappresenta chi sarà obbligato in via diretta dalla CSRD ma ad esse si aggiungeranno chi collaborerà con tali aziende, in quanto la rendicontazione di sostenibilità per le obbligate include il dover descrivere cosa fanno ad esempio i propri fornitori in materia di sostenibilità.
L'obiettivo principale della nuova normativa è quello di potenziare gli obblighi di rendicontazione non finanziaria, estendendo tali requisiti anche alle piccole e medie imprese (escluse le microimprese), che finora riguardavano solo le grandi aziende. Inoltre, la rendicontazione non finanziaria sarà sostituita dalla Rendicontazione di Sostenibilità.

Questa nuova forma di rendicontazione include informazioni cruciali per comprendere sia l'impatto dell'azienda sulle questioni di sostenibilità, sia l'influenza di queste stesse questioni sulle performance aziendali, seguendo il principio della doppia materialità.

Il nuovo provvedimento, rispetto alla versione precedentemente sottoposta a consultazione, ha modificato i criteri per gli obblighi di sostenibilità delle piccole e medie imprese (PMI) quotate. Inizialmente, si prevedeva che le PMI dovessero avere tra 50 e 250 dipendenti, ma nella versione finale approvata, questo intervallo è stato ampliato a 11-250 dipendenti.

Le PMI quotate sono definite come quelle aziende i cui titoli sono negoziati sui mercati regolamentati in Italia o nell'UE e che, al termine dell'anno fiscale, nell'anno di avvio dell'attività o per due anni consecutivi, soddisfano due dei seguenti criteri:

  • Attivi totali compresi tra 450 mila euro e 25 milioni di euro,
  • Ricavi annuali tra 900 mila euro e 50 milioni di euro,
  • Un numero medio di dipendenti compreso tra 11 e 250.

La CSRD per cui si strutturerà secondo questa programmazione:

A partire dal 1° gennaio 2024 (con pubblicazione nel 2025), saranno coinvolte le aziende già soggette agli obblighi della NFRD (Non-Financial Reporting Directive), che sarà sostituita dalla CSRD.

Dal 1° gennaio 2025 (con pubblicazione nel 2026), sarà il turno delle altre grandi imprese.

Dal 1° gennaio 2026 (con pubblicazione nel 2027), la normativa si estenderà anche alle PMI quotate, agli enti creditizi piccoli e non complessi, e alle aziende di assicurazione e riassicurazione captive (quelle che coprono i rischi delle società capogruppo).

Infine, dal 1° gennaio 2028 (con pubblicazione nel 2029), l'obbligo coinvolgerà le filiali e le succursali di società madri con sede al di fuori dell'UE, che negli ultimi due esercizi consecutivi hanno generato ricavi netti superiori a 150 milioni di euro in Europa, sia a livello di gruppo che individualmente.

Ulteriori novità sono rappresentate da:

Obbligo di inserire l’informativa nella relazione sulla gestione: La rendicontazione sulla sostenibilità deve essere inclusa in una sezione specifica all'interno della relazione sulla gestione.

Doppia Materialità: Le imprese devono valutare e rendicontare come i fattori ESG influenzano le loro attività e performance economico-finanziaria, oltre agli impatti ambientali e sociali delle loro attività.

Catena del valore: Le aziende devono includere informazioni sugli impatti rilevanti, sui rischi e sulle opportunità lungo l'intera catena del valore, sia a monte (upstream) che a valle (downstream).

Adozione di un formato elettronico unico di comunicazione: La direttiva impone la redazione del tutto in formato XHTML, con l'obbligo di contrassegnare le informazioni sulla sostenibilità con tag specifici. Questo sistema di "etichettatura digitale" sarà strettamente collegato all’implementazione del "Punto di accesso unico europeo" (ESAP).

Il mancato rispetto della direttiva prevede delle sanzioni, in particolare, in caso di mancata adozione del bilancio di sostenibilità, il decreto stabilisce sanzioni amministrative pecuniarie fino a 125.000 euro per le società di revisione e fino a 50.000 euro per i revisori della sostenibilità.